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Restare a casa. Davvero

Aggiornamento: 9 apr 2020

*Claudia Buontempo


Tra qualche giorno sarà il mio compleanno e avevo pensato di concedermi una piccola festicciola con gli amici più stretti , invece mi concederò il piacere di preparare con le mie mani una piccola torta... e va bene così.

Riceverò la telefonata dei nonni e non la loro visita, mai mancata in 27 anni nonostante le difficoltà e gli acciacchi di alcune volte... e va bene così.

Quest anno avevo persino 2/3 regalini da richiedere, cosa che non faccio mai perché non mi piace chiedere, ma al massimo scarterò i biscotti della colazione. E va bene così.

Va bene così perché tutto dopo servirà a vivere meglio i piccoli momenti, ad essere contenti di vedere una persona che magari solitamente non vediamo volentieri, a gioire perché ci si potrà rivedere e riabbracciare davvero, cosa che non siamo più abituati a fare.

Ci avete mai pensato che potrebbe sembrare tutto uno scherzo? Che è un paradosso?

In un tempo in cui siamo sempre più presi dalla tecnologia ci diciamo spesso di provare a metterli da parte (addirittura come sacrificio per la Quaresima): "parlate di più", "guardatevi di più", "andate a trovare le persone care"

Ora l'emergenza sembra invece spingerci tra le braccia di tutto ciò che solitamente cerchiamo, con fatica, di limitare.

Si è vero, stare a casa può significare studiare, leggere, cucinare, pensare di più alla famiglia ma, diciamocelo, è più facile usare netflix, la TV, il computer, per i ragazzi, per intrattenere i bimbi che iniziano già ad essere insofferenti, per gli adulti.

E allora non nascondo che oggi, impegnare me e mia sorella a disegnare e colorare lo striscione è stato non solo un passatempo, non solo una scusa per allontanare soprattutto lei dal telefono e dalla TV, ma anche un modo per comprendere meglio questo momento: i miei genitori svolgono entrambi un lavoro che li vede sempre attivi, presenti, in prima linea, loro non potranno prendere ferie, né malattia, né tanto meno usufruiranno dello smart working; anche il mio fidanzato deve continuare a lavorare, per di più in una zona, diciamo, "particolare".

E allora si, #iorestoacasa a colorare, a cucinare perché adoro farlo e se ci sarà qualche kg in più ce ne faremo una ragione, ad aspettare risposte di colloqui fatti solo pochi giorni fa che probabilmente non arriveranno per ora e mi emozionerò di nuovo per momenti come quello di oggi quando, inaspettatamente, il "ragazzo del palazzo di fronte" ha fatto partire il nostro inno, coinvolgendo l'intero quartiere con il volume di una cassa che ancora adesso invidio se ci penso, e io mi sono precipitata a cantare sul balcone, sventolando lo striscione, e salutando le persone affacciate, mai viste prima e mai conosciute: non amo solitamente questo tipo di cose, ma sono i gesti di cui ora abbiamo bisogno: pensare che anche il tuo vicino è un po folle come te e quindi davvero si può essere più vicini anche da lontano, perché ora tutti siamo accomunati da una condizione che ci spaventa ma ci unisce, che fa uscire il peggio di alcuni e il meglio, fortunatamente, dei più..

E va bene così!

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