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Per rispetto nostro: restate a casa

Aggiornamento: 9 apr 2020

*Maria De Iasi


Oggi c'è un buon brodo di carne, è sabato, sono rimasta legata alle tradizioni: il sabato, finché siamo in inverno, in genere c'è il brodo, anche se di inverno, quest'anno, ne abbiamo visto ben poco. Oggi ho apparecchiato la tavola di tutto punto, ci siamo seduti a tavola io e mio marito, ma mi sono resa conto che mancava qualcosa.

Mancava l'allegria, le discussioni talvolta anche accese, lo scambio di idee. Ma sopratutto mancavano, come ogni sabato: le mie adorate nipotine con i loro sorrisi che riempiono non solo la casa, ma la vita. Sono certa che passerà questo brutto momento e la sofferenza, la paura che si sono impadronite di noi saranno solo un brutto ricordo. Le mie nipoti, del Covid 19, non ricorderanno nulla: apprenderanno tutto dai libri di storia. Ma io, come facevano i miei nonni con me, racconterò loro di questo 2020, che doveva essere un anno ricco di cose belle che all'improvviso si è trasformato in un incubo.


Rami secchi e spogli parevano esser morti, tesi, come mani verso il cielo sembravano chiedere al Signore di poter fiorire di nuovo. Nulla è perduto, nulla è finito, tutto procede anche se in questo tempo malato tutto è più lento. Non avevano fretta quei rami spogli, fiduciosi attendevano che il timido e tiepido sole tornasse ad annunciare la primavera ormai vicina. Stamattina piccoli fiori, hanno vestito di rosa quei rami nudi che ora tendono le mani verso l'azzurro cielo.



Vorrei dire a quanti hanno la fortuna di poter rimanere a casa di farlo. Io l'11 marzo, quando Conte in diretta nazionale ha annunciato la chiusura delle attività commerciali, ho "gioito". Sarei rimasta a casa pure io, lontana da quest'invisibile nemico che ci fa tanta paura. Avrei così salvaguardato prima di tutto la mia salute, la salute delle persone che amo. Di mia madre ormai 84enne con la quale, per forza di cose e data l'età, sono in continuo contatto. Avrei dato una mano al sistema sanitario, medici e infermieri che in questo momento sono allo stremo delle proprie forze. A chi dice: "ma come passa il tempo?".


Voglio dire, specialmente a noi donne e alle donne che lavorano, che non hanno mai tempo per se stesse, per leggere un buon libro, per coltivare qualche hobby trascurato a causa della mancanza di tempo; per chi come me rassetta la casa di notte e cucina in modo frettoloso. Ecco: è arrivato il tempo di prenderci cura di noi, della nostra vita, della nostra casa e delle persone che amiamo.


Avrei voluto fare tutto questo, io, ma non è stato così. L'indomani dell'ordinanza che avrebbe dovuto vedere le serrande dei negozi abbassate spunta, nel mio caso, la possibilità di restare aperti perché il negozio per il quale lavoro non vende solo al dettaglio ma distribuisce anche all'ingrosso.


Purtroppo è così e come tanti altri devo continuare a lavorare. Ogni mattina esco portando con me la paura che in qualche modo possa essere contagiata e diventare veicolo di questo mostro invisibile che tanto ci spaventa. Voi che potete, ve lo chiedo con il cuore, rimanete in casa.

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